In molti hanno provato a ucciderlo ma lui è ancora qui per fare baccano: passa il tempo, passano le mode ma il rock no, nonostante quello tanti che dicono.
“Il rock è morto!”, sapete quante volte in passato si è detta questa frase? E la sentirete dire ancora in futuro. È sempre stata così ma l’erba cattiva non muore mai; sappiatelo. E sì perché nella storia della musica il ruolo di cattivo l’ha sempre ricoperto il rock: pericoloso, deviante, diabolico perfino. Inutile negarlo, il rock hanno provato a ucciderlo in tanti a cominciare dalle case discografiche che pur da questa musica hanno tirato su milioni, ma anche certe emittenti televisive che si arrogano il diritto di dire ai ragazzi quale musica ascoltare per passare poi da chi più di altro quella musica avrebbe dovuta difenderla essendone esponente.
Eh sì, perché c’è chi ha tradito. Lo ha fatto per calcolo, convenienza… insomma, per soldi, più di quanti non ne avesse già. C’è a chi è andata bene e chi, invece, è furbamente tornato sui suoi passi giustificandosi con la necessità di un ritorno alle radici (eppure le aveva tradite senza pensarci più volte), oppure finendo nel dimenticatoio (ben gli sta).
Altro che dinosauri
Il punto di vista è sbagliato: lo stato di salute di un genere musicale lo si giudica solo dai dati delle vendite. Il rock non è questo; non è il conto in banca del musicista. Il problema è stato volerlo trasformare in qualcosa di mainstream per masticarlo e sputarlo al momento di lanciare una nuova moda. Qualcosa nel piano è fallito: se band come Rolling Stones o AC/DC riescono ancora a riempire gli stadi con i biglietti che spariscono a tempo di record, ci sarà pur un po’ d’interesse verso questa musica?
Si dirà che sono dinosauri e, sparate le ultime cartucce, dopo ci sarà il vuoto assoluto. Ma queste sono le parole dei detrattori. Se così fosse, ai loro concerti ci sarebbero solo dei vecchi nostalgici rocker e non anche dei quindicenni che già conoscono a memoria tutti i pezzi in scaletta. E quei ragazzi che oggi sono accorsi a vedere i cosiddetti dinosauri saranno gli stessi che costituiranno la fan base delle nuove band, se saranno meritevoli perché il vero fan del rock è così: se ne frega delle mode, della dittatura dei media e di tutto il resto; non guarda MTV e schiva come appestati quei gruppi che sanno di plastica, costruiti a tavolino solo per sfruttare la moda del momento.
La crisi dell’industria musicale
Che l’industria musicale sia in crisi è evidente ma questo problema riguarda le vendite. C’è una certa riluttanza a comprare musica perché facilmente fruibile online senza dover pagare nulla. Napster è stata quella porta che nel più classico dei film horror non andrebbe mai aperta e invece puntualmente accade. Eppure il fan della musica rock è quello più fedele che sostiene il suo gruppo preferito comprandone i dischi per quell’esigenza di avere un prodotto fisico tra le mani e il ritorno del vinile n’è la prova non solo con nuovi titoli ma anche e soprattutto con le ristampe dei dischi che del rock hanno fatto la storia.
Ma se prendiamo un indice diverso dalle vendite dei dischi, come per esempio gli spettacoli dal vivo, scopriamo che la gente, i fan, continuano ad andare ai concerti, al netto di una crisi economica generale che colpisce un po’ tutti. Comprano biglietti a cifre talvolta assurde, per non parlare di quanti pur di non perdersi la band preferita si rivolgono al secondary ticketing e arrivare a spendere anche tre volte tanto il prezzo originale del biglietto. E se Adele o Jay Z fanno sold out, non è diverso per le rock band.
Il rock non morirà mai
Il rock non morirà mai, almeno fin quando in una cantina o in un garage ci sarà un ragazzino che impugnando la sua chitarra elettrica economica suonerà quei riff che hanno fatto la storia del genere, sognando un giorno di scrivere canzoni sue. Il rock regala emozioni uniche e fino a prova contraria i morti non lo fanno. Se cercate un cadavere non fatelo qui, provate in uno di quei tanti talent in TV oppure tra quei tormentoni che durano il tempo di un’estate; musica usa e getta per ascoltatori distratti.