Ultimo aggiornamento: 25.01.21

 

Dai Vinaccia ai Calace passando per Mozart e Beethoven, il mandolino ha saputo conquistare anche la musica colta.

 

Cosa pensate quando qualcuno vi parla di Napoli? Al Vesuvio, sole, la pizza, Maradona, il mare… cos’altro manca? Ah sì, il mandolino. Certamente siamo al cospetto dei classici luoghi comuni, ma non solo. Quando parliamo del mandolino napoletano discutiamo non di un semplice strumento musicale, uno come tanti altri, ma di uno strumento identitario. Il mandolino è per Napoli ciò che ad esempio il violino non è per Cremona. Pensateci, se vi dicessimo “violino”, non sarebbe Cremona la prima cosa cui pensereste ma probabilmente vi verrà in mente Stradivari o Paganini. Ma se vi dicessimo “mandolino”, la mente volerebbe immediatamente a Napoli.

È cosa nota, le espressioni musicali hanno un peso non trascurabile nei processi identitari: ciò vale tanto a livello personale quanto sociale e dunque collettivo. Non a caso si parla di musica tradizionale. Ma non vorremmo addentrarci troppo in discorsi etnomusicologi e concentrarci sul mandolino napoletano.

 

Il mandolino e la musica colta

Il mandolino, secondo alcune fonti, fa la sua comparsa nel XVII secolo mentre per altre ciò avviene nel XVIII secolo. Ciò che appare più certo è che la produzione dei mandolini napoletani da parte dei Vinaccia ebbe inizio a metà del ‘700. I Vinaccia sono una famiglia di celebri liutai e pertanto daremo loro giusto risalto con un paragrafo dedicato.

Il mandolino nasce come strumento della musica popolare, nonostante ciò viene nobilitato riuscendo a trovare uno spazio importante anche nella cosiddetta musica colta e persino nell’opera lirica. Basti pensare che un grande maestro come Antonio Vivaldi ebbe l’ardire di comporre un concerto per mandolino: Concerto in Do maggiore Op.3 n.6. Beethoven compose quattro sonatine per mandolino ma lo strumento trovò spazio anche nel Don Giovanni di Mozart.

 

La famiglia Vinaccia

Indissolubilmente legata alla storia del mandolino napoletano è quella della famiglia Vinaccia, longeva dinastia di liutai che presumibilmente iniziò l’attività intorno al 1750, a tal proposito il mandolino più antico pervenuto ai giorni nostri e attribuibile ai Vinaccia risale al 1752. La firma è Filius Januari Vinaccia. Per quanto riguarda gli ultimi esemplari, riportano la data del 1914. In totale si contano cinque generazioni di liutai Vinaccia. C’erano alcune caratteristiche distintive dei loro mandolini che erano intarsiati e impreziositi con finiture di avorio e madreperla sulla tastiera e sul manico. Un’importante innovazione si deve a Pasquale Vinaccia che sostituì le classiche corde in budello o ottone con quelle in acciaio armonico.

 

La famiglia Calace

Un’altra famiglia liutaia, oltretutto ancora oggi in attività, è la Calace. La prima liuteria risale al 1825 per opera di Nicola Calace che in quel periodo si trovava in soggiorno forzato a Procida per ragioni politiche. Nicola Calace, però, era noto soprattutto per le chitarre, fu con il figlio Antonio che iniziò la costruzione dei mandolini in quel di Napoli (dove risiedeva). Ebbe due figli, Nicola e Raffaele, che impararono l’arte del nonno e del padre realizzando a loro volta mandolini sempre più ambiti.

Il sodalizio, però, si interruppe a causa di dissapori tra i due fratelli, Raffaele, inoltre era anche uno stimato compositore e musicista, al punto da guadagnarsi l’appellativo di “Paganini del Mandolino”, visto che compose più di 180 opere e si esibì in giro per il mondo senza dimenticare i suoi preziosi apporti nel perfezionamento del miglior mandolino. Nicola, invece, decise di emigrare in America dove sbarcò nel 1906 e, insieme all’amico Nicola Turturro, portò la tradizione dei Calace oltreoceano, avviando negli USA la sua attività di liutaio.

Mandolinisti famosi

Di Raffaele Calace abbiamo già detto ma non è l’unico grande mandolinista meritevole di menzione. Michele Salvatore Cicciano, per esempio, è ritenuto uno dei grandi dello strumento. Nacque a Napoli nel 1874 e vi morì nel 1944. Un altro nome molto importante è quello di Giuseppe Anedda che però era Cagliaritano. Visse tra il 1912 e il 1997 ed ebbe numerosi riconoscimenti per la sua abilità con lo strumento.

Ma il mandolino non è solo uno strumento del passato e non mancano ottimi mandolinisti contemporanei come Carlo Aonzo, Ugo Orlandi, Mauro Squillante, Emanuele Buzi, Dorina Frati e Duilio Galfetti, tra gli altri.

 

 

 

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