Ultimo aggiornamento: 24.11.20

 

Magari il termine Guitar Hero è passato di moda ma ciò non toglie che questi personaggi abbiano avuto, negli anni, una grande influenza su milioni di chitarristi.

 

Guitar Hero: li ami o li odi. In effetti alcuni sono noti per il loro caratteraccio e per le manie da rockstar ma non mancano quelli che hanno mantenuto nel tempo una certa umiltà e disponibilità verso il pubblico e i fan smaniosi di un autografo. Tuttavia non sono queste le ragioni dell’odio o dell’amore, la questione è prettamente musicale perché capita che la musica finisca per essere al servizio della tecnica quando invece dovrebbe essere il contrario (almeno per chi scrive), ovvero, la tecnica al servizio della musica.

Ma chi sono i Guitar Hero, termine che ha dato anche il nome a un famoso videogame? Si tratta di chitarristi in possesso di una grande tecnica, capaci di suonare a velocità impressionante, di andare su e giù per il manico fino a fargli prendere fuoco. Il termine è nato negli anni ‘80 in ambito heavy metal ma oggi possiamo definirlo desueto.

Possiamo affermare senza timore di smentite che i Guitar Hero siano stati vittime dell’avvento del grunge come molti altri del resto. Grunge a parte, questi “eroi della chitarra”, anche se magari nessuno li chiama più così, continuano a essere un modello per quanti si avvicinano alla versione elettrica dello strumento, tanto è vero che gli spartiti per chitarra venduti online di questi musicisti sono molto ricercati.

 

Neoclassical Metal

Se c’è un genere che più di tutti ha contribuito a sviluppare la figura del Guitar Hero, questo è senza ombra di dubbio il Neoclassical Metal, che appunto ha preso piede negli anni ‘80 sebbene, a nostro avvisto, le sue radici vadano ricercate un decennio prima con Ritchie Blackmore che in un certo senso ha fatto da apripista. Lui, prima di altri, aveva cominciato a mescolare l’hard rock con elementi di musica classica nei Deep Purple (e a riguardo non dimentichiamo il contributo dell’immenso Jon Lord che aveva una preparazione classica).

Fonte d’ispirazione per il Neoclassical Metal sono appunto la musica classica e barocca ma non immaginatevi la presenza di orchestre o comunque di strumenti quali violini, oboe e clarinetti, nulla di tutto questo. Il metal neoclassico negli anni ‘80 prevedeva gli strumenti tipici del rock, incluse le tastiere. Se dovessimo fare il nome di un solo grande musicista del passato che più di altri ha influenzato i chitarristi neoclassici, diremmo Niccolò Paganini.

Volendo invece fare il nome di un solo guitar hero che ha portato in alto la bandiera del Neoclassical Metal, diremmo senza ombra di dubbio, e senza pensarci neanche un secondo, Yngwie Johan Malmsteen. Lui è il primo chitarrista che vi presenteremo e non ce ne voglia chi non troverà neanche citato il suo Guitar Hero preferito, anche perché non è nostra intenzione dire che Tizio è migliore di Caio.

Yngwie Johan Malmsteen

Yngwie Johan Malmsteen è un chitarrista svedese in possesso di una tecnica impressionante, capace di suonare assoli a una velocità sconvolgente senza disdegnare dal vivo di fare diverse evoluzioni con lo strumento. Ha un carattere non facile, i più gentili che hanno avuto a che fare con lui lo definiscono un tantino scontroso. Figlio di musicisti, si appassiona molto giovane alla musica classica al punto che chiamerà suo figlio Antonio, come Vivaldi. L’altra grande fonte d’ispirazione per Malmsteen è Niccolò Paganini.

Inseparabile dalla sua Fender Stratocaster (ne possiede tantissime), colleziona anche Ferrari, il che lascia intendere come con la musica sia riuscito a mettere da parte qualche dollaro… La carriera di Malmsteen non ha sbocchi in Svezia, che all’epoca di certo non era il centro del mondo musicale. Un suo demo viene recapitato a Mike Varney, uno che di chitarristi ne capisce ed è un autentico talent scout, basti pensare che gente del calibro di Paul Gilbert, Greg Howe e Tony MacAlpine sono stati lanciati da lui.

Varney è il boss della Shrapnel Records e aggrega subito Malmsteen (trasferitosi negli USA) all’allora nascente progetto Steeler, successivamente lo dirotta sui nascenti Alcatrazz con i quali registra il debut album No Parole From Rock N’ Roll (1983). Malmsteen non è ama essere un gregario o comunque il semplice componente di una band, i riflettori devono essere puntati su di lui quindi l’anno dopo lancia i Rising Force che solo all’apparenza sono una band, in realtà si tratta del suo progetto solista. Il Neoclassical Metal è nato.

 

Jason Becker

Jason Becker merita di essere menzionato non solo perché è un grande chitarrista ma anche per la sua tenacia che gli permette di continuare a comporre musica nonostante la vita gli sia stata avversa: agli inizi del 1990 gli venne diagnosticata la SLA che lo ha paralizzato del tutto. Becker riesce a comporre musica con il supporto del computer e di alcuni amici musicisti.

La sua carriera è stata incredibile, a soli 16 anni si mette in mostra con i Cacophony insieme a un altro grande delle sei corde: Marty Friedman che anni dopo si unirà ai Megadeth. L’esperienza con i Cacophony dura lo spazio di due ottimi dischi: Speed Metal Symphony e Go Off!. Seguono il solo album Perpetual Burn prima di unirsi a David Lee Roth in sostituzione di Steve Vai (non uno qualsiasi). Durante le prove del tour, nel 1990, avvertì i primi sintomi della malattia.

Eddie van Halen

Oltre a essere un grande chitarrista Eddie van Halen è un autentico innovatore dello strumento ma per favore non veniteci a dire che ha inventato il tapping! Ecco approfittiamo per smentire questo mito. Certamente van Halen ha reso famoso il tapping nel mondo e lo ha portato a livelli estremi ma il primo a utilizzare questa tecnica fu Roy Smeck che la applicava all’ukulele mentre per il tapping sulla chitarra ci piace ricordare Vittorio Camardese.

Ciò non toglie che il buon Eddie possa essere considerato di diritto un Guitar Hero. Quanto alla sua carriera musicale, è indissolubilmente legata al nome dei Van Halen di cui fa parte anche il fratello maggiore Alex.

 

 

 

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