Ultimo aggiornamento: 15.04.21

 

Abbiamo sintetizzato (parola che non abbiamo usato a caso…), cercando di essere il più possibile chiari, i passi da fare per programmare questo dispositivo, che può sembrare complicato ma che, con un po’ di pratica, riuscirete a sfruttare senza problemi.

 

Dobbiamo pensare al sintetizzatore com qualcosa di recente, anche se nel campo musicale se n’è cominciato a fare un utilizzo significativo negli anni ‘60. Naturalmente lo strumento non è rimasto immutato fino ai giorni nostri, basti pensare al passaggio dall’analogico dei primi sintetizzatori a quelli digitali degli anni ‘80 senza dimenticare quei sintetizzatori che pur essendo digitali simulano l’analogico e naturalmente i virtual synth.

Insomma, di acqua sotto i ponti n’è passata ma una cosa, almeno concettualmente, non è cambiata ed è la programmazione; ciò vale tanto per il sintetizzatore più economico quanto per quello più costoso.

 

Le fasi della programmazione

Per semplificare la programmazione del sintetizzatore conviene procedere seguendo l’ordine delle sei fasi che elenchiamo: oscillatore, filtro, inviluppo, velocity e LFO. Per una maggiore chiarezza divideremo queste fasi in paragrafi separati così da dare a ciascuna il necessario risalto e presentare un quadro più chiaro.

Oscillatore

Cosa fa un oscillatore? Genera una forma d’onda, si tratta di un suono grezzo che verrà modificato nelle fasi seguenti. Alcune di queste forme sono note ai più per averle studiate a scuola, come ad esempio la sinusoide. Questa particolare onda è priva di armonici, ragion per cui è poco usata nella sintesi sottrattiva mentre è ottima per la sintesi additiva in quanto la somma di più sinusoidi permette di creare qualsiasi tipo di onda.

Proseguiamo con l’onda quadra, composta da armoniche dispari, e con l’onda triangolare che da un punto di vista armonico è simile alla quadra con la differenza che l armoniche superiori si attenuano velocemente quindi si ottiene un timbro diverso. Nell’onda a dente di sega, invece, si trovano tutte le armoniche; è caratterizzata da un segnale di partenza più ricco. Quindi cosa si fa? Si sceglie la forma d’onda e si impostano l’ottava e il pitch.

 

I filtri

I filtri più comuni, quindi che non mancano in nessun sintetizzatore, sono quattro ovvero, low pass, high pass, band pass e band reject. Il low pass permette di ottenere un suono più cupo escludendo la parte alta dello spettro delle frequenze della forma d’onda scelta. Il filtro high pass è l’opposto: la parte bassa dello spettro di frequenze della forma d’onda viene eliminata e questo fa ottenere un suono più squillante.

Il band pass, invece, è un filtro che opera intorno a una certa frequenza e ha un raggio di intervento variabile in base al parametro resonance (sul quale torneremo tra un attimo). Il band reject è l’opposto del band pass: le frequenze intorno al punto di cut off (anche qui ci torneremo tra un attimo) sono attenuate, non ci sono variazioni, invece, per il resto dello spettro.

Per dare la forma al suono bisogna intervenire su due parametri dei filtri che sono il cut off e la resonance. Il primo rappresenta la frequenza in base alla quale il filtro high pass o low pass comincia ad agire, nel caso del band pass o del band reject, invece, è la frequenza intorno alla quale l filtro lavora. Quando si imposta il valore resonance si enfatizza l’intervento del filtro.

 

Inviluppo

L’inviluppo controlla il volume dei cosiddetti sub eventi del suono ovvero i diversi livelli di tensione che sono programmabili nella durata. Quali sono questi sub eventi? Il tempo di attacco, il tempo di decadimento, il tenuto e il decadimento finale. Il parametro del tempo è controllato da attacco, decadimento e decadimento finale.

Il livello di tensione di stazionamento, invece, è controllato dal tenuto. Si produce l’inviluppo quando il generatore riceve due comandi: trigger e gate. Il trigger è un impulso di tensione caratterizzato da una durata molto breve e che fa cominciare da capo l’inviluppo. Il gate, invece, è una tensione continua la cui durata è legata al sustain.

 

Velocity

La regolazione del velocity interviene, com’era facile immaginare, sulla velocità dei tasti e serve per ottenere un suono soft, forte o dinamico.

LFO

LFO sta per Low Frequency Oscillator e può generare una forma d’onda base. Questa forma, che non è controllata da una tastiera, non produce una nota specifica, bensì si aggancia a una frequenza impostata. In sostanza l’LFO ha la funzione di una modulazione ritmica in base alla frequenza impostata. Ma di preciso, cosa si può modulare? La frequenza dell’oscillatore o la sezione di amplificazione allo scopo di generare effetti come il tremolo. Se l’LFO è applicato a un filtro, si creano oscillazioni ritmiche. Assegnando la modulazione al pitch dell’oscillatore si ottiene l’effetto vibrato.

 

 

 

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